Ero un ragazzo che sognava
la scuola divorata dalle fiamme
parole poco forbite
spargevo tra le campagne
e non studiavo il piano.
Il sole, astro remoto
per me scottava sulla pelle
mentre correvo senza tempo
a perdifiato, col cuore in gola
e la milza dolente
E le ginocchia scorticate
spuntavano da brache
passate dai fratelli
lì dove col mio vascello
l'onda furiosa montavo
dell'erba sotto il vento.
Non mi attardavo all'oratorio
sgranando le preghiere
la trota era in mia attesa
smaniosa alla sorgente.
Mille passi ho seminato
sui prati, svaniti nel cemento
e poi altri ancora sperduti
lungo il torrente
ora chiavica repellente.
Ingenuo bucaniere abituato a niente
viaggiavo oltre il confine delle stelle
con il solo potere della mente
E sotto un benevolo cielo
il mondo ho attraversato
nel mezzo della mia valle
che a lungo mi ha cullato.
Da molto, molto è cambiato
e nella piccola valle, quando ritorno
quel mondo perduto
è un perduto rimpianto.