Spesso mi ricordo
di essere un bambino,
l'ultimo di una fila
di cani
dopo la campanella
che strilla
l'incredula opinione
di piccole mani
rannicchiate in un angolo
per lo stupore, lo sputo,
i gesti dei compagni
e le botte dei santi.
Nato in un piscio di vacca
da una ciotola di vermi
il veleno dei seni
calato su le labbra
una fame su le dita
per l'affogo delle ossa
sul crinale di un primo respiro
negato.
Una vita sull'innocenza
là dove c'è stupore
per uno stupro
di appartenenza
all'umano.