Passeggiando per la mia cittadina di confine
vedo tanti asilanti di diverse nazioni
e nella mente mia ritornano i ricordi
di quando tu, emigrante italiano
arrivasti alla stazione di frontiera
col volto stanco per il lungo viaggio.
Alla dogana, dopo visite e controlli
apristi la tua valigia di cartone
legata con lo spago
che racchiudeva vestiti
e derrate alimentari,
ma principalmente conteneva
i tuoi sogni e le tue speranze
di una vita migliore.
E così, sotto il sole,
la pioggia, la neve e il gelo
le tue braccia si alzarono
per sollevare pale e picconi
affinchè le strade,
le gallerie, i ponti e le case
nascessero pian piano con il tuo lavoro.
Molti di loro caddero e mai più si alzarono,
la dura terra li aveva strappati ai loro cari
che rimasti a casa guardarono quella porta
che non si sarebbe più aperta
per vederli ritornare.
E dopo tanti anni, nel 2012
la tua figura è scomparsa,
resta soltanto nella mente mia
la tua valigia e il ricordo di te
che non potrò cancellare mai.