Che gioia sapere di aver partorito,
ancora una volta madre.
Ti ho desiderata
prima ancora di conoscerti.
Ti ho sentita mia
ancora prima di vederti.
Immortalata da una foto
i tuoi occhi spaventati
inconsapevoli
del tuo destino.
Per te il destino è il pasto del mattino
la carezza di una mano
il bacio sulla fronte
il conforto dopo il pianto
ridere come solo i bimbi sanno fare.
Che gioia i tuoi vestiti,
appena comperati
profumati di nuovo
ormai piccoli
che tu sei cresciuta
mentre il tempo trascorre.
L'attesa di un giorno
trasformata in un mese
e poi diventata lunga un anno.
A chi importa la tua sofferenza
se cresci nella polvere secca
perchè non è sfiorata dall'acqua
che neanche lei ci vuol cadere
in quella terra bella
maledetta dagli uomini.
A chi importa il pianto di un bimbo
se al mondo ne muoiono tanti.
Non si può salvare il mondo!
A chi importa il pianto di una madre
che privata di ciò che ha partorito
si appoggia sul petto del padre
che non ha potuto abbracciare la sua bimba.
Cuore di padre che batte,
batte forte
sembra esplodere.
Ma è forte lui
deve dare coraggio.
Alla sua donna,
alla madre che ha partorito.
Legge e rilegge
fogli con inutili sentenze terrene
che la stessa giustizia
ha rinnegato.
Gli rimane il pensiero
con l'immagine riflessa
di quegli occhi impauriti
della bimba, la sua.
Nera come il carbone
vestita col cappotto
per sembrare più bella
da mani sapienti
che sanno vestire
e sanno intascare.
Vile denaro,
hai corroso col tuo acido,
strisciando,
come un serpente velenoso
hai raggiunto il cuore
di chi non lo possiede più.