dal grembo tuo seconda vita
mi desti di bimbo d'uomo adulto
calor materno d'antiche mura
vicoli silenti di paese spento
m'offrono pace e limoncello
con un sorriso di donna anziana
due pomodori aglio e basilico
semplici figli della terra irpina
che nel piatto son gran signori
sfamano lauti con allegria
riscaldando tavole e cuori
pane caldo domenica mattina
la pizza e i taralli d'anzivino
profumo d'olio e caldarroste
- e di legna arsa nei camini -
fuori nella neve alta
il paese, terra di sorgenti
acque limpide e fresche
sorgono dissetando vigne
e il vino rosso forte e allegro
portato via dalla sua terra
vien colto da una malinconica tristezza
e muta in ottimo aceto
fraterni abbracci nel saluto
d'amici spesso sconosciuti
e stringere la mano
- quella che non c'è -
m'è più caro di mille carezze
il vento travolge i monti e la valle
sferzando l'anima di chi l'ascolta
sibilare con antica voce contadina
raccontar novelle a mille
saluto ogni volta anche le foto
quelle di chi ha lasciato ormai
trovando giustamente quiete
tra i cipressi del vecchio cimitero
son cari anch'essi ignoti amici
e se qualcuno come ancor m'accade
domanda: <a chi appart'nite>
io rispondo:
<non a famiglia, ma a 'stu paese>