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A Fabrizio De Andrè
Signore,
in quella Genova che a me si offrì
culla argentata del mio vagire
profumato di scogli e salsedine,
scoprii che le stelle
altro non sono
che un diadema di scalpitanti chitarre,
da suonare per scaldare il cuore
della povera gente,
di tutti coloro su cui il destino
volle scolpirsi con il suo volto indifferente;
no, padre,
la mia vita più dolce sarà
dello zucchero a cui consacrasti
la tua sana, fiera imprenditorialità,
la lanterna parlò
con la parte più profonda del mio sguardo
in una notte di cui non ricordo il nome,
e mi mise sul cuscino
il luccicare acerbo ma seducente
di una nenia d'avorio:
"Fabrizio, vieni con me,
ti saprò insegnare,
che l'essenza del tuo donarti
a questa traballante esistenza,
è racchiusa nelle dita del tuo suonare,
e nel ribollire del tuo cantare";
ciao, finestra della mia stanza di fanciullo
ora comprendo
che quel tuo intarsio di comete,
erano fasci di brani
da rinchiudere in un orgoglioso spartito,
mai saprò dalle mani di quale astro,
il cielo vide dipingere Marinella,
tu sola conosci quella nuvola,
che prese per il cuore Piero,
e lo portò tra le labbra dell'eternità,
dalla solitudine di un campo di grano;
ho rivisto intatto e immacolato,
sai,
il sorriso del mio amico Luigi,
calore ineffabile
di una "Preghiera in gennaio";
proteggi, Signore, te ne prego
l'anima indomita dei pescatori
che portano con sè
la sinfonia del mare
che loro soltanto sanno decifrare
nell'inviolabilità di sorridenti abissi,
in quelle umili creuza de ma';
Dori, tesoro mio,
lo sai, e sempre lo saprai,
che rapirono il nostro corpo,
e non il nostro amore,
che ricevette forza di leone,
in quel tetro hotel Supramonte;
Cristiano, Luvi,
quando vedrete il porto
regalarvi una luce sopraffina
sappiate leggervi
la nave del mio ricordo che non vi abbandona,
per voi, sappiatelo,
ho sconfitto la morte,
che da voi non mi porterà mai lontano.
Genova, se qualcosa ti ho dato,
sappi che neppure è una scintilla
rispetto all'amore che mi hai donato,
nascere dentro le tue onde,
è il dono che mi ha sempre lasciato senza fiato;
sono e sempre sarò Fabrizio,
le mie canzoni possano essere per voi
il magico rivelarsi di un violino
nel quale si nasconde
il sorriso leggiadro di ogni bambino.
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2 recensioni:
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- Poesia che scalda il cuore, con apprezzabili riferimenti alle canzoni del grande cantante. Bella la chiusa sui pescatori portatori di sinfonie marine provenienti dagli abissi marini.
- senza parole è davvero stupenda.. :')
- Di nuovo grazie a tutti coloro che hanno soffermato la loro atteznione su questo omaggio al mitico Fabrizio, poeta della gente che seppe e sa farsi amare per la dolcezza delle sue parole e della sua musica. Mi piace pensare che la sua poesia regni eterna sulla pelle di quel mare sconfinato di cui fu figlio. Cordialità a tutti.
- Sei davvero strepitoso Cristiano... omaggio ad uno dei poeti cantautori più bravi dei nostri tempi...
complimenti..è un piacere leggerti...
- davvero bella, profonda, significativa, espressiva. Belle le immagini pittoresche e quelle metaforiche. Splendida la dedica. Poesia di altissimo livello
- Grazie carissimi, il merito è tutto di Fabrizio, di come è stato, di come continua a essere nei cuori di chi lo ha amato e tuttora lo ama. Cordialità.
- All'ombra dell'ultimo sole... si era assopito il Pescatore... aveva un solco lungo viso... sembrava una specie di Sorriso...
nell'inviolabilità di sorridenti abissi... che le mie canzoni possano essere per voi
il magico rivelarsi di un violino
nel quale si nasconde
il sorriso leggiadro di ogni bambino.
Splendida Cristiano... Fabrizio e Georges Brassens... sono stati i Poeti della mia gioventù...
Grazie Cristiano... un'opera splendida...
- un capolavoro di poesia, ha descritto la vita di faber, la sua giovinezza l'amicizia con Tenco, l'amore x la GHEZZI, le sua meravigliose prime ballate, Marinella, bocca di rosa etc, canzoni eterne entrate nella leggenda, complimenti signor Comelli!
- bellissima, bellissima, bellissima!. io che adoro Faber..

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