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Marta e simonetta
Simonetta, piccola Simona,
fu il nome che frusciò sulla mia pelle,
l'anima rinchiusa
come un gabbiano ribelle
impaziente di dare un nome al suo volo,
in un vetusto stabile di Roma,
quartiere bene, via Poma;
computer fedele
che mi vedesti esalare l'ultimo respiro
involontario complice
di chi me lo sottrasse vigliacco,
mai potesti raccontare
il fascino della carovana dei miei pensieri
orridamente spezzata
da un viaggio che non calcolai;
vi vedo, ora, sogni miei adorati
dispersi in qualche tram di periferia,
vi insinuavate nei miei occhi ancora assonnati,
e poi ricamavate sul buio,
che salutava il ritorno del tempo del lavoro
alla sua tana di ombra,
la nenia che più amavo;
"Simonetta, il tuo sorriso è la nostra poesia,
insieme, vedrai, voleremo via
alla scoperta del tuo autentico amore,
e di un futuro dall'inconfondibile bagliore".
Pietrino, portiere
di quell'anonimo caseggiato,
non so perchè tacesti,
nè perchè chiedesti, esaudito,
allo scorrere degli anni,
di concederti di morire,
fino all'estinzione suprema,
ora che insieme osserviamo questa luna,
apri il tuo diario di paure,
e rivelami finalmente,
perchè la mia vita,
troppo presto cessò di chiamarsi fortuna.
Sono Marta,
nel cuore coltivavo la missione di studiare,
forse imprigionata ero ingenua
nell'idea che la cultura
fosse mia alleata silenziosa e salda
nel farmi imparare ad amare;
ma fu la follia codarda di uno sparo
vomitato da una finestra impazzita,
che più non mi consentì,
di percepire quanto ad amare sarei riuscita,
l'università per tomba,
accademici in doppiopetto
assistenti scalpitanti
riveriti, ammirati, corteggiati,
che resero per sempre i miei respiri,
una tetra processione
di singulti esalanti,
con cui davo addio a un'esistenza,
che ancora non avevo esplorato.
Adesso che ci siamo ritrovate mai?
Due tombe ricolme di inespresso
il disegno di iridescenti ali d'angelo,
che ci porti a insegnare
a ragazzi e ragazze
con i nostri stessi, innocenti sorrisi,
a vivere ciò che non potemmo vivere,
a ridere per ciò di cui non potemmo ridere,
a scrivere,
su quel foglio che traditore
sfuggì alle penne dei nostri cuori;
siamo Marta e Simonetta,
la vostra memoria
sia la nostra presenza
il nostro morire non sia stato vano,
come il fumo assassino di una sigaretta.
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