A te,
verso cieco
senza voce narrante,
percorri paludi e radure
a tentoni
sbandato e solo.
Ti tocco
ma tu
non riesci a toccarmi.
Ti ascolto ma
tu non riesci a parlarmi.
Intrappolato agli angoli
di un giornale sgualcito,
stipato ai margini
di un armadio pieno
di parole grezze e mendiche,
seduto immobile a chiederti
che differenza ci sia
tra il silenzio e te.
Rovesciami addosso rime fasulle
fatue come inganni.
Mi basta averle
in cima al giorno
per credermi vera,
per potermi vantare d'esistere.
Andrò a cercare
una voce altrui
che trasfiguri in suono
l'emozione
il fiele
il sapore
che ti porti dietro.
Mischiato a inchiostro e carta.