mi sposto nella cupa stanza e saluto il gelo
fissando stregato il distante grigio spiraglio
comprendo che forse la luce cade dal cielo
scruto il vetro che ispira un fosco grigiore
contemplo che la vision non è mai lucente
ben poca cosa al pensier d'infinito bagliore
lo scuro legno stride, è fermo, è preciso
accosto con prudenza e l'ansia mi insulta
il fiero freddo colpisce, si mostra deciso
ora un fulmineo e mortal dubbio mi assale
non sia cotanta brina a riempir il cristallo
ma tristo e fatal gelo che dall'anima risale?