Dal mare dei desideri
notturni
attingo e riempio le mani
di sogni
troppi
si spengono, come vetrine di città
all'avanzare del greve zendado notturno
ma lo sgabuzzino del liutaio resta acceso
deve finire quel violino in legno d'abete, pregiato
per iniziare sul far del giorno
una nuova sinfonia
vitae