Lo sento, quando torna tardi la sera
sento i suoi passi pesanti sulla mia testa,
musica assordante
stesso ritmo nella sua mente di spine.
Lo sento gridare, piangere,
bestemmiare lo stesso dio
dopo averlo pregato.
Ascolto nel silenzio il suo dolore
la voce sua roca, inibita, narcotizzata,
"enfatizza la droga"
con i polsi legati al tempo.
Blasfemo, irriverente
odia la vita, la respinge... ed io che tanto la amo
prego il mio Dio... per il suo perdono.
Apre le porte della notte
senza mai sconfiggere i suoi spettri,
la usa come mantello
per nascondersi dal triste suo esistere.
L'hanno chiamato matto
per liberarsi dai sensi di colpa,
rilanciano carte prive d'immagini,
si nascondono dietro ad un sorriso,
si chiamano madri, sorelle
all'apparir del pubblico,
ma nessuno più di me conosce le bestie,
le sento ridere
"un branco di Crocule
d'innanzi al pasto già pronto."