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Omaggio a Piero Ciampi
Tu, bottiglia maledetta,
serpente dal manto ora rosso ora bianco,
sei la sola donna
che non sia riuscito a tramortire,
nelle strofe di una canzone;
mi avessi almeno donato,
mentre sogghignante,
rovinavi la tela tremante della mia poesia,
un fascio di note
da far salire su un treno di stelle
per mille stazioni di posterità:
"Tu no",
pietà non nutristi mai,
per quei miei versi che nascevano
sul tovagliolo sporco di un caffè parigino,
con la mia firma ubriaca ma fiera,
"Piero Litaliano".
Due donne due,
questo impiegò il Dio inafferrabile dell'amore,
per farmi comprendere,
che amore non mi sarebbe giunto mai;
Gianni, amico mio
cesellatore dei miei testi
traballanti di inquietudine,
solo tu e quel pianoforte,
mi tendeste la mano sul cuore,
prima che il vino mi sequestrasse
in un battito e per sempre,
e abbandonasse la mia voce ormai inesistente,
in un bidone in mezzo al mondo.
E tu, Livorno,
mia culla che mi generasti,
ma mai davvero mi comprendesti,
che vedesti il mio cuore partire
come nave priva del timone
del senso compiuto dell'esistere,
lascia ora che il mio canto
sconnesso ma sincero,
dimori nel tuo porto di illusioni;
figli,
errori di immaturità,
che amai e amo
più di ogni strofa di canzoni,
ci sarà sempre per voi un padre,
racchiuso in uno spartito di cielo,
che vi porterà a cena sulle stelle;
e voi,
donne cui non bastò il mio amare,
per farvi sentire amore,
perdonate, se potete,
l'anima incerta e scontrosa
di questo uomo
che uomo non seppe inventarsi
neppure per un momento.
Vissi con l'astuzia illusoria
del giocatore che non vince mai,
ma vince sempre se stesso,
al tavolo di una nuova puntata
in cui assisterà
lacerato ma in fondo compiaciuto
al decomporsi della sua dignità,
tra i passi di un cavallo perdente,
o in una pallina impazzita di roulette.
Ma donna,
sappi che nemmeno la morte mi ha piegato,
"Te lo faccio vedere chi sono io",
mi scorgerai all'orizzonte
in lucidità perfetta di artista,
mentre una canzone
che ha voluto nascere da me
comprendere mi fa
che il mio vivere è scottato meno,
quando l'ho imprigionato in un suono.
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- Piero Ciampi, nato nel 1936 e morto prematuramente nel 1980 consumato dall'alcool e da una vita irregolare, è a tuttoggi unanimemente considerato come uno dei grandi geni del cantautorato italiano. Vorrei ricordare un episodio delle sue molte performance artistiche. Premio Tenco 1976. Completamente ubriaco andò sul palco per interpretare il brano "Il giocatore"; nonostante l'ubriachezza, riuscii a mantenersi perfettamente a tempo, cosa propria, a mio modesto avviso, di un grande artista. Un altro grande artista, Vasco Rossi, ha fatto lo stesso allorchè a Sanremo interpretò il brano "Vita spericolata". Ciampi fu quindi, in qualche misura, l'antesignano di Vasco, cui, ne approfitto, rivolgo i migliori auguri di pronta guarigione perchè possa al più presto tornare tra i suoi fan, tra i quali mi annovero. Cordialità.
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