indugio e mi chino sulla scranna aspra e arcigna
il chiaror ferisce i fieri volti, il momento è ostile
avverto che l'angoscia giammai mi sarà benigna
l'incedere del tempo è spietato, giocano le ore
oltre il chiaro muro si dispone ignoto castigo
avverto i silenti passi che stridon con fragore
il tremor è diabolico nella cupa, avversa dimora
nell'attesa dell'oscur messaggio di bieche sorti
offerte all'uman come beata ma fallace aurora
quanti copiosi e spenti sorrisi, grida, tolleranze
dovrà il misero mortal patir in cotesta era
pria che sian dissolte le alate, celesti distanze