Mi attendeva,
senza che me ne avvedessi bambino,
la strada inesplorata e fascinosa,
di una scienza che a sè chiama,
le sue menti più fervide e curiose,
per farsi ancella
dell'amore divino;
ricercare,
per consentire all'uomo di sognare,
di scoprirsi sempre più felice,
in questa vita,
che a volte si cela
dietro il mistero di una grande attrice;
cellule,
quanto mi avete saputo parlare,
mentre come dame altere
e al contempo culle di sincerità,
mi concedevate il privilegio,
di sondare negli abissi di vita,
della vostra identità;
lottai perchè non fosse lontana,
ma neppure troppo vicina,
la frontiera invisibile della medicina
dove l'uomo può abbracciarsi a nuove cure,
che scalfiscono le sue materiche e normali paure;
cellule, sì
mi sapeste parlare
ma Dio solo sa e ora mi dirà
se vi seppi totalmente ascoltare,
mentre mi suggerivate nuove vie alla salute,
e mi prendevate per mano
per condurmi a conoscere
la scintilla benefica e celestiale
di cure ancora sconosciute.
I giorni disegnarono per me
la fierezza altera di un Nobel,
che mi fece palpitare il cuore;
ma, sapete,
il vero, solo, premio consolatore,
è avere strappato dall'uomo
il fantasma di un pungente dolore,
il vero volo
che rivela l'autentica via,
è avere preservato un corpo indifeso,
dalle insidie vigliacche di una malattia.
Scienza medica, a te mi rivolgo,
ti supplico di continuare il tuo cammino,
perchè tu possa essere balsamo di speranza,
per ogni uomo, dal vecchio al bambino;
mi chiamo Dulbecco, Dulbecco Renato,
e al benessere degli altri uomini,
spero di essermi intensamente dedicato;
è davvero un bel viaggio
quello di chi si nutre
dei passi assetati di verità dello scienziato,
fidatevi della vostra sete di sapere,
e la vita sempre più vi sorriderà.