Amate, in fondo maledette curve,
avrete il rantolio della mia velocità,
conficcato nelle vostre insidie sterrate,
le mie ruote, il mio volante,
non mi abbandoneranno,
me lo ha detto la dea della corsa,
in quella prima, strana notte,
in cui le luci aggressive del mio bolide,
si innamorarono di voi;
dai, navigatore fedele,
ubriacami di indicazioni
e sfide taglienti da affrontare,
chi non vive l'esistenza,
come ancella del saper rischiare,
mai potrà capire,
il senso maestoso,
di questo nostro sfuggente sferragliare;
Mille laghi, terra di Finlandia,
Montecarlo o Sanremo,
resta scolpito
su un asfalto incompiuto,
il segno del nostro volerci conquistare,
tra le labbra incandescenti delle gare,
e innamorarci sempre della stessa dama,
la linea morbida del traguardo,
costruita nell'immagine
di paura coraggiosa,
del nostro sguardo,
vissuta con la fierezza del leopardo.
Munari, Toivonen, Vatanen,
mille nomi e in fondo un solo pedale,
e il pensiero che una vita da corridori,
è una leggiadra fantasia di colori
che fende gli umani timori.
Ha un suo modo
irraggiungibile e scalpitante
di scoprirsi poesia,
questo rally
sospeso su una fune
tra l'estremo della realtà,
e quello della fantasia.