Il canale fugge dalle ultime case
in rapide svolte di livide schiume:
acque opache oberate da lavandini,
tazze da cesso e altri umani residui,
recenti memorie d'oscuri individui,
fragili monumenti d'obliqui destini,
si rincorrono per giungere al fiume.
All'ultima svolta lasciato il cemento
per la terra battuta, stese in un letto
più ampio, rallentano e specchiano
i pioppi, deviano in oscuri rigagnoli
e si perdono nel canto degli usignoli
mentre i ratti nuotano e rosicchiano
le pale di un mulino dal verde tetto
di muschio; sulla grata di protezione
plastiche residui animali peli fradici
cartoni sfatti e altre viscide impurità.
Vicino alla confluenza una giovane
donna mollemente seduta su radici
sporgenti sull'acque chiare d'aspetto
guarda ansiosa future acque piovane
nel cielo e osserva il figlio sguazzare
felice nell'acqua che sembra pulita.