Un giorno in un prato di ciliegi
incontrai un samurai
uscì la sua katana
trafisse il mio petto.
Un leggero vento soffiava
i petali iniziarono a volare e gridare
ero felice
sfiorandomi il viso mi davano
amore, gioia, speranza, vita.
Parevo come protetta dal loro cadere
vivevo in una nuvola rosa
stavo bene.
Un grido però mi fece svegliare
dovetti voltarmi per forza a guardare.
Il mio samurai spargeva sangue
ferendo e uccidendo chiunque incontrassi
urla e terrore la mia gioia aveva seminato
vivendo nel mio limbo di nulla mi ero accorta.
Fermai la spada chiedendo perdono
ed il campo di ciliegi si iniziò a seccare
più chiedevo clemenza e pietà
più vedevo risorgere i corpi in amore e serenità
più l'orizzonte diventava lontano
più il samurai piangeva e tremava.
In ginocchio entrambi sotto i secchi ciliegi
i visi si guardavano
le mani si stringevano
cademmo insieme in un grande oblio
dove niente e nessuno poteva entrare
dove a nessuno potevo far male.
Mi donò un frutto per potere dimenticare
chiusi gli occhi e smisi di vedere
sentivo soltanto che ora
per loro vi era gioia vera.
Un giorno in un prato di ciliegi
trovarono un frutto marcito
accanto una donna addormentata
nessuno però l'ha mai toccata.