Lungi dal savio tuo dettame
Ergo suppliche su la pietra
Trentunanni d'amèn cammin
Tu soltanto, m'hai presentato.
Il cor geme e tu non ritorni
Nel silente tratturo, padre,
In cui, tutto il tuo ardor, s'assenta!
Sempre docile, sempre grato,
Al rientrar ne la mente assorta,
Meco appari, e trasfondi or ora
Uggia, nel fluir d'umor sì tetro.
E la morte e l'avverso morbo
Lascian gioiti e vezzi e risa
E ne l'urna, il vital, è cenere!