Pupa stai in guardia,
il mio sguardo è un raggio laser,
che ti fulmina nel cuore,
e qualche volta lascia amore;
verrò a prenderti, baby,
su un'auto color illusione,
su una targa è scritto Fred,
sull'altra puoi leggerci una canzone.
Mi vedrai ruggente al bar,
a domare un poker maledetto,
whisky facile tra i denti,
e la carezza di carta vetrata,
di un sigaro fedele e compiacente;
sono Fred,
Fred Buscaglione,
un po' mi volli e un po' mi vollero duro,
ma negli abissi di quest'anima indiavolata,
puoi scorgere i frammenti di un tenerone;
guarda che luna, ragazza,
te la offrirei con il primo caffè,
confusa negli sbadigli di una tazza,
disegnami tra le strisce della notte,
l'effigie di un microfono bambino,
e sarò un implacabile romantico,
capace di bersi invincibile
ogni sorso di beffardo destino;
sì, lo so,
quel giorno vedesti una Thunderbird fatata,
ridursi in lamiere
e seppellirmi poltiglia,
per il tempo di una traditrice sbandata;
ma la morte non sapeva chi è Fred,
Fred Buscaglione,
il giorno scie di femmine da conquistare,
la notte un tavolo da gioco da svergognare,
e tutto nel vortice sonoro,
di una canzone da scrivere e cantare;
Leo, amico di una vita,
se ringraziarti o maledirti mai saprò
per aver con pennellate di parole,
scritto sulla mia pelle scalpitante,
il personaggio che mi identificò;
ma sono e resto Fred,
Fred Buscaglione,
che notte quella notte,
rischiavo la pelle per vivere,
ma mai mi riscoprii con le ossa rotte;
donnaiolo no,
per me centomila donne valevano una,
e una centomila,
a mio modo le desiderai,
ci attraevamo come i due poli di una pila;
ora devo andare,
il cielo già ha preparato,
un'altra mano da giocare,
impara ad amare le pupe come meritano,
ragazzino,
nell'atmosfera estatica
di un love in Portofino.