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Badante
Ho sognato il disegno
d'una nave che partiva
e fendeva la pelle incontaminata del mare,
con la dolce precisione
d'una saetta dorata;
ricordare non so, ma che importa,
la porta della prima casa,
in cui
con il permesso di soggiorno
che ansimava tra le mie dita di violino,
potei sentirmi davvero famiglia;
è un carezzevole vento di libeccio,
questo sentirsi avvinti a un paese,
che attaccarsi desidera ai tuoi giorni,
con lo stesso, vigoroso abbraccio
del paese che ti fu culla;
che suono ardente, inspiegabile
emise quella notte,
che sentii il nonno da accudire,
cucire tra i miei occhi incerti e intimiditi,
la flebile voce del suo benvenuto,
e il suo diario scalpitante di ricordi;
"signorina, lei mi ricorda
una ragazza conosciuta in tempo di guerra,
ci amammo, pur senza conoscerci davvero,
sà, il fronte è solitudine,
è sentire la voce della morte che incede,
ma in quella ragazza lessi,
il sibilare del respiro
di quel Dio che a tutto provvede
a metterci davanti un ricordo da tenere,
che gridi più forte
di ogni timore di morire".
Quali storie avvolgenti
quel nonno che conobbi vero nonno,
sapeva raccontare alle mie lacrime;
il mio cuore si riscopriva cuore,
con quei racconti da assaporare,
tra le volte in cui lieta lo imboccavo,
o il pannolino per la notte gli cambiavo;
mi torna dondolandosi sulla stella,
la memoria di quella scintillante Ucraina,
che mi vide appena bambina,
e mutò direzione al suo volto,
prima di vedermi partire,
forse perchè si sentiva tradita,
o perchè nel perdere una figlia sua,
si percepiva morire.
No, non ti ho dimenticato,
cara vecchia casa
un tempo inghiottita da un regime,
e ora risorta luccicante e fiera,
dopo la sua ingloriosa fine;
ora mi chiamo badante,
o se vuoi collaboratrice familiare,
qui sto bene, stai tranquilla,
ho nei miei pensieri
la voce eburnea,
di una vita da giocare e reinventare.
Eccolo, il letto del sospirato riposo,
dove ora una lettera dalla grafia tremebonda,
giace per riscaldare l'anima:
"cara Natasha, prima che Dio mi desse il dono,
di farmi da te accudire,
mi sentivo null'altro
che un cumulo di ossa rattrapppite,
addestrate soltanto a morire,
adesso ho compreso dalle tue premure,
come anche la mia età ormai avanzata,
divincolarsi possa,
dalle spire di tutte le paure;
per te una nuova vita è cominciata,
per me, e lo posso gridare al mondo,
questa non è affatto finita".
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