Scorrono i giorni,
uno dopo l'altro,
si sovrappongono,
uno sull'altro;
ed Io,
inquieto.
Guardo allo specchio
il corpo che invecchia,
sul viso
i solchi del tempo;
orme di gioie e dolori.
E senili dolori,
vanno e vengono,
con intermittenza,
come una lampadina
sul punto di fulminarsi.
La forte Quercia,
ormai,
è quasi rinsecchita,
le foglie non crescono più.
Nei pochi rami
solo ricordi.
Apro la porta
a vecchie megere,
voglio sapere;
da artifizi
e pratiche strane,
quanto rimane.
E poco importa
se sono panzane,
ho tanto da fare;
ho ancora tanto da dare.