E sentirsi addosso l'odore del profondo
e capire come il nero sia lo spazio vitale dei pensieri
non dimoro più tra gli dei immortali e ciechi, m'immagino in una fune alla fine che tende e curva ma nulla spera avere intorno, schiena spezzata incurvata all'indietro e vento a sostenermi.
Adesso immergo parole sul latte dei ricordi e mi scendo su piazzali polverosi ricoperti di ricordi lontani.
Mai medicina fu così dolce ai miei sensi.
Rinvendicai nozioni per ricamare trame di luce che potessero respirare ancora, ma nulla più rese amaro dell tragico cerchio del tempo.
Rimango e rimo come antidoto di me stesso.