Sempre terso,
come il ciel, è il mar,
nel lieto mio paesello sulla pietra,
e fa un rumor diverso
e tutto suo particolar,
sì da noi parer una melodia di cetra,
e quando, da ignoti lidi,
per furiosi venti,
porta tempesta
e sulla roccia s'avventa
qual belva famelica,
e quando, col suo sciabordio legger,
dolce l'accarezza.
Allo splendor
del sol, specchio è
questo limpido mar
per le sue grotte,
ma è ancor
più bel di notte:
si sporge a vagheggiar, il mio paese,
l'atro suo manto
e vellutato,
che di blu sfuma
e col ciel si confonde,
mentre da lungi s'ode arrivar
delle sirene il canto
e, da una gravida luna,
da lampade lucenti
e stelle accese,
tenue vien dorato.
All'alba d'un fresco dì di bruma,
sceso giù dal vecchio ponte,
cominciavo ad osservar
quel leggero tremolio del mar,
che dondola le barche all'orizzonte
e che a riva s'infrange,
poi quel fievolissimo
suo sibilo
si spegne
ed infine vi depone,
e d'esso sol rimane,
trasparente la sua spuma.