Rotolavano i giorni,
nel vortice dell'insicurezza,
scintillavano come la farfalla più preziosa,
voci che intarsiavano
la vera idea del lavoro,
faticare per vivere, anche per sognare,
e non scoprire che il proprio sudore,
è incamminato
sul sentiero infuocato e inevadibile
di un assurdo morire.
Linea cinque,
gravida di sete di produzione,
vittima fosti anche tu come noi,
dell'indifferenza calcolata e unta di ignobiltà,
di piani alti di dirigenza sogghignante,
che avrebbero dovuto farti ben funzionare,
e invece con noi ti lasciarono sola,
senza una sicurezza da poterci regalare;
e voi, signori dei piani alti,
con le vostre cravatte
unte dell'altrui sangue
dove avete sotterrato
quel tintinnare così maledettamente regolare,
del vostro non curarvi,
della precarietà in cui dovevamo lavorare?
Dove celaste
il vostro ipocrita e insolente
sentire chi per voi si impegnava
come cosa davvero viva,
soltanto quando vi tremava il culo,
quando arrivava una visita ispettiva?
Quel giorno vi dileguaste
sulla vostra fuoriserie lucente,
mentre le nostre speranze e i nostri affetti,
divorati e umiliati furono
da lingue subdolamente annientatrici
di olio bollente.
Vi condannò la giustizia,
ma ora dalle stelle che ci accolsero,
sappiamo che Dio vi obbligherà,
nel giorno in cui non ve lo aspettate,
a scarnificare e gettare via per sempre,
le vostre coscienze
che mentre noi rischiavamo
giacevano in voi
vigliaccamente addormentate.
Sentirete il gemito impotente
dei nostri figli che non ci vedranno al loro fianco,
tormentarvi i giorni,
vedrete l'idea vera di lavoro,
sputarvi ripugnata negli occhi;
e noi a gridare con infinito, indomito fiato,
"tesori che tanto in vita vi abbiamo amato,
i nostri corpi furono torce e cenere,
ma con il bene che vi portammo e portiamo,
non vi abbiamo nè avremo mai abbandonato".
A voi,
Antonio Schiavone,
Giuseppe Demasi, Roberto Scola,
Angelo Laurino, Rosario Rodinò
Rocco Marzo, Bruno Santino.
e tanta vicinanza ad Antonio Boccuzzi.