è d'uso comune
ricordarsi sia a Natale
che a Pasqua
d'esser
più buoni,
rispolverare sentimenti
di pace e d'accoglienza...
Attori protagonisti
in questi due periodi
nella farsa del buonismo,
con repliche, per la durata
di giorni quindici.
Calato il sipario,
spenta l'emotiva fiammella
ad illuminare i cuori,
si sbaracca la scena,
ritornando alla normalità.
Trecentocinquanta giorni
da passare pensando
solo a se stessi,
nella routine compiere
gli stessi gesti,
nel vedere ma ignorare,
nel tacere anzichè parlare,
nell'inerzia al posto dell'azione,
per poi, sconsolati,
il capo nel disappunto scuotere,
ad altri il peccato attribuire
se il mondo va male
e se impazzita la gente appare.
Si è dimentichi,
per nostro comodo,
che Pasqua o Natale
è ogni giorno
e che bontà
e amore non hanno
fissa scadenza.