Ho sentito il tuo lamento
farsi strada nel mio intimo silenzio
Sconosciuto nome
risuoni nel vento
dell'indaffarata indifferenza
tra le risa del caos
ho udito il tuo pianto
Tra le torbide acque di gesso
la tua ho visto scorrere
e placido assente groviglio di massa
ho visto contenerti e inghiottirti nel suo gorgo
So che esiste il tuo polpastrello
la tua ciocca umida e ondulata
e come in un sogno indecifrabile
una nebbia scura mi avvolge
e non riesco a raggiungere il tuo volto
Ma sento d'amarti profondamente
poiché il mio stomaco scricchiola
come osso rotto
e duole fino alla gola
come un morso
Si perde la mia volontà recisa
da vincoli catastrofici e promettenti
da seduzioni al futile e al forviante
La croce che tu porti è assai dolente
perché comprenda il tuo piede
la profondità del peso come un mondo
per questo veglio sulla pietra
finché il sonno non mi prenda e la stanchezza
finché al risveglio non ti veda
bianco e immacolato
tornare al mio sorriso e alla vita