La testa mi scoppia, lo stomaco urla.
I miei passi, sul suolo di questo cimitero
sono come un vagabondare infinito.
Vorrei sbagliare, vorrei smettere di essere
un semplice e inutile, bravo ragazzo.
Perchè dovrei continuare? Adesso smetto.
Prometto che fra poco sarò un altro,
e inizierò a fare sbagli su sbagli,
consapevole di tutto.
Tra le lapidi di questo cimitero, ce n'è una
che porta il mio nome. Come una profezia
di sventura errabonda, in questo venerdì 13.
Le streghe balleranno sulla mia tomba,
urlando che sono maledetto, un semplice
inetto. E chi porterà le rose sulla mia terra funebre?
Non ha importanza, smetterò di essere
un semplice e inutile, bravo ragazzo.
I corvi, appollaiati tra gli alberi secchi di questo luogo,
mi osservano famelici. Al pari degli avvoltoi,
vogliono nutrirsi dei miei errori. E io li ciberò.
Tra le macabre immagini di uno spettro privo di mani,
che osserva pieno di cupidigia la mia vita,
io coltiverò i miei fiori morti.
E non importa se non capisco e non capisci.
Sepolto vivo, sotto questa luna incantatrice
getterò un incantesimo sulle passioni terrene.
E allora potrò sbagliare, senza mai volermi voltare.
I lupi famelici che nella notte divoreranno il mio cuore,
presto moriranno di una dolce malattia. Perchè io sono infetto
e chi si nutre di me non potrà fare altro che morire.
E allora che sia, divora i miei occhi, che vedono ogni cosa.
Divora le mie mani che scrivono instancabili senza posa,
i miei piedi che non fanno altro che strisciare
sul suolo di questo mondo che non riesco più ad amare.
La mia anima, che lascerò su questa lapide,
osserverà in silenzio coloro che vi faranno visita.
E da qui me ne andrò soltanto quando avrò smesso
di sbagliare.