Accesi la sigaretta.
E cominciai a pensare,
il vento sferzò sulla mia nuda pelle,
un vento caldo
per me che posso contare solo sul freddo.
Le luci cittadine, sempre fuori furono buie,
contrasti sui palazzi chiusi,
solo il rumore dei battiti,
dei cuori al loro interno.
Lasciai cadere la sigaretta e l'osservai morire.
Lei mi guardò con fare malefico,
mentre il secco sibilio del lampione accompagnò quei pochi minuti in cui lei,
morì.
Ed io tornai dentro,
dentro che più freddo non fu,
che più caldo sarà.
Sento ancora il profumo della sua pelle lontana,
ma é solo fantasia, per ora.
E piansi, piansi ora con tutte le mie forze
finché il male attraverso le lacrime,
non andò via.
Lontano, dove la vita prosegue,
dove nasce e muore un fiore,
dove il Sole tramonta, e albeggia un amore.
E fin dove i miei pensieri arrivano,
trasportati immacolati,
dal vento di un silenzioso Aprile.