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Il testamento
quel poco che ho non è niente
in confronto al tempo dell'eternità
i piccoli oggetti le stesse mura
forse più il ricordo
ma come tutti quelli che vivono per strada
gli emarginati e i barboni
di qualcosa mi sono appropriato
e col cuore in dono a te lo lascio
mi sono appropriato del sole
che è stato mio finché ho vissuto
nel segreto dei miei pensieri
ed anche se di tutti
negli occhi profondi l'ho guardato
nei suoi occhi mi sono specchiato
ha scaldato e dato corpo alle colline
colorando di verde e di mille colori
sui prati in giocoso rotolamento
ti lascio il sole allora
che di là tu sai non mi può servire
di là vi è il buio freddo che però non può colpire
mi sono appropriato degli alberi
di tutti gli alberi che ho amato come persone
sentendomi da loro protetto
di loro amico fraterno
le foglie al frusciar nel mio scrigno segreto
fra le macchine in sosta lungo i marciapiedi
le macchine in movimento di rumore e di gas stordenti
pronte ad ucciderti per un piede fuori dai camminamenti
ti lascio gli alberi che segnano di gentile le poche strade
colorano le stagioni anche in città
ed anche quelli che sulla tavola generosamente danno frutti
mi sono appropriato del mare anche se nessuno lo sapeva
distesa azzurra quietante amico dei momenti bui
dell'industria aggressiva spersonalizzante
giocoso con il vento a far nello scontro alla costa
meraviglie di schizzi figuranti nell'aereo
di stupore e fantasia per i piccoli d'incanto i grandi
il mare liquido profondo nei colori del giorno della notte
castigatore nei miei anni giovanili
ti lascio il mare
mi sono appropriato del cielo con tutte le nuvole e le stelle
dove l'anima è salita in volo
e scrutar ogni angolo del firmamento
ti lascio il cielo
dove volano gli uccelli compagni e amici degli accampamenti
finché un proiettile a tradimento di stramazzo al suolo
mi sono appropriato dell'amore
della scoperta giovanile mondo a mondo conchiusa
l'amore misurato coniugale che i tuoi natali ha generato
ti lascio l'amore
compagno dei giorni e a venire
mi sono appropriato dei tuoi occhi
luce dei miei passi quando la cenere le urla dell'industria
nei decenni di obbligazione le ginocchia faceva piegare
negli anni il tuo fiore a fiore unisce quello del nipote
miracolo che la natura umana ha in dono
ti lascio i miei occhi
per cogliere ciò che non sono riuscito a vedere
delle meraviglie di schizzi figuranti nell'aereo universo
dove l'anima è salita in volo
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