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Il Natale di Marco e Ramón.

Natale entra nelle case vestito a festa, luccicante di lamè, riempie le stanze di pacchi opulenti e colorati, porta abbondanza di cibo elaborato, poi, per paura di ostentare troppo suona una musica melodiosa e fa scendere fiocchi di neve per nascondere eccessi di fasto.
Marco scarta con frenesia l’ultimo gioco tecnologico che userà solo questa sera per poi metterlo in un angolo; i suoi genitori andranno in qualche isola esotica per calarsi meglio nell’atmosfera natalizia; la tombola che il nonno organizza tutti gli anni quest’anno è stata sostituita dai giochi al computer; Maria porta con eleganza un vestito firmato e deve fare attenzione a non macchiarlo quando stapperà lo spumante; la mamma ha speso tutti i soldi per il menù delle feste pur sapendo quanto ne andrà avanzato.
Sul tavolo i piatti si riempiono e si svuotono tra le risate e i brindisi e, nel gridare “Buon Natale” col calice in mano, nessuno si accorge che Natale è rimasto fuori dalla porta.
A Tenejapa, in Messico, Ramón gioca nel cortile polveroso con una palla ormai sgonfia, la rincorre, dà forti calci e coinvolge i suoi fratelli. La mamma prepara un impasto di acqua, farina e spezie e poiché è Natale ci sarà anche il dolce fatto col cocco. Papà non sarà con loro quest’anno, è stato ucciso mentre faceva la rivoluzione per farsi ridare la terra e il lavoro.
La loro è una vita segnata da crepe e ferite, sudata per la fatica, eppure la percorrono con la speranza che ha Ramón mentre calcia la palla.
E io vivo per evitarei Natali crudeli come questi nel mondo.

 

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9 commenti:

  • Cinzia Gargiulo il 17/12/2007 22:31
    Racconto che fa riflettere mettendo in contrapposizione due reltà profondamente diverse di uno stesso mondo... Mi è venuto in mente Gandhi che pur esseno induista aveva un profondo rispetto per Cristo ma criticava i cristiani dicendo che non sempre sono dei buoni testimoni del Suo messaggio. Condannava in particolare proprio il modo consumistico degli occidentali di vivere il Natale...
    Brava!!
  • simona bertocchi il 14/12/2007 22:52
    Grazie Michelangelo, molti l'hanno dimenticato ma esiste anche l'altra metà del mondo che ogni giorno calpestiamo.
    Simona
  • Michelangelo Cervellera il 14/12/2007 22:03
    L'opulento occidente ed il resto del mondo affamato, io sto con il resto del mondo. Bellissima e soprattutto vera.
    Tutti aspettano la nascita del salvatore ma non nascerà mai, il destino è nelle nostre mani. Michelangelo
  • Riccardo Brumana il 03/09/2007 13:22
    un bel racconto ma come i mandarini in agosto non riesco a gustarmelo...
  • sara rota il 25/06/2007 10:45
    Un Natale delle nostre città, paragonato a quello di altri stati. Davvero ben scelto, fa riflettere...
  • Ugo Mastrogiovanni il 24/06/2007 23:18
    Prosa corretta e precisa nello stile, linguaggio semplice e seducente. Il testo riflette sensazioni delicate e profonde che divagano su due realtà contrastanti ed egualmente struggenti. Sentimenti che Simona Bertocchi lascia sgorgare dall'animo con sincera effusione ed una emotività tale che coinvolge il lettore.
  • simona bertocchi il 24/06/2007 21:29
    E infatti non è una poesia ma semplice prosa, è stata solo sbagliata la collocazione.
    Credo di avere una vaga idea di quando è Natale, il significato del Natale, invece, è un'altra cosa. Ho conosciuto Ramon poco tempo fa in ospedale e mi ha commossa il suo passato. Così ho provato immaginare come potrebbe essere il Natale per lui a differenza di un ipotetico Marco che, invece, vive nell'agio ma non è detto che sia felice. Chi scrive immagina storie, svuota l'anima, è inquieto, passa dai colori forti ai chiaro scuri. Quindi, se non ho rispettato la tecnica di scrittura e ho osato spazire nel tempo, ma che ci vuoi fare... in fondo scrivo di pancia.
    Simona

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