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Stronzi coloro
Stronzi sono coloro che osano,
maledetti bastardi che ce l'hanno fatta.
Finiti i loro studi in economia,
felice la madre felice il padre orgogliosi
felice è pure la nonna
vecchia cariatide ciucciacazzi che adesso
si pavoneggia del nipote al supermercato.
Piccoli fili attaccati ma non li vedono
e perdio non li sentono.
Si illudono di libertà
gareggiano con i conoscenti
uccidendosi per l'importanza di apparire
senza tregua senza regole, ogni colpo è permesso.
Stronzi sono coloro che hanno portato a termine i loro studi in economia
sfoggiano belle camicie bianco perla
con un cappio al collo chiamato cravatta.
Chiusi in uffici con moquette e aria condizionata,
davanti a centinaia di monitor,
penne e raccoglitori per rilegare documenti.
Cifre, soldi, tassi,
occhiatine maliziose alla collega provocante
unica donna in ufficio
due grosse tette
lì che si vanta del suo essere orgogliosamente troia.
Muffa nei cervelli ormai calcificati,
mangiano sushi vanno in palestra
lampade, vestiti, musica pop lanciata dalla radio in voga,
cd, tonnellate di pornografia per ammazzare le imperanti
voglie suscitate dalla visione di un seno durante la giornata,
con immagini porno che passano nel cervello
con rapidità di un battito d'ali di un fottuto colibrì,
proseguono spavaldi le loro esistenze
guadagnano manciate di euro
gettategli in faccia per il loro essere complici,
ridono grassi e compiaciuti.
Fanno un regalo alla madre,
fiera e luccicante per la carriera del pargolo
che fino a ieri era un bambino adesso sei uomo,
i giorni muoiono nell'ufficio con moquette
trovano quello che credono sia amore,
si fidanzano.
Eccoli, incessanti pranzi familiari
tavolate imbandite di cibo e banalità,
risa,
metton su famiglia, il matrimonio gli addobbi
la cerimonia ed un peccaminoso addio al celibato,
foto, belle persone, vestiti firmati e musica
il prete che benedice un amore breve per sempre,
tanto sesso nella luna di miele infuocata
il bieco ritorno alla normalità
scorrendo guide tv come fossero bibbia,
il telegiornale grigio in uniforme che spaventa
la crisi, gli zingari che rubano e le inferriate poste agli infissi,
la signora di casa più tranquilla
vuol difendere quel nido d'ipocrisia,
la spesa, la dieta ipocalorica per restare in forma
e sentirsi ancora piacenti ed apprezzati,
perchè non prendiamo un cane?
Grigia bella auto posteggiata a due metri dalla porta di casa
le immancabili liti con il vicino maleducato e screanzato,
il rito democratico ed il voto moderato,
il banchetto domenicale con amici
appena salutati e già coperti di osservazioni maligne
figlie di invidie e gelosie
domenica prossima siete a cena da noi.
Fabbriche ecco cosa sono
piccoli nuclei di una sterminata catena di montaggio,
parti di quel sistema-CocaCola che uccide l'indipendenza
putrido tassello di coppia felicemente sposata
con sesso una volta alla settimana
fatto per procreare figli che andranno ad ingrossare
le fila del mai sazio Moloch,
sono tutti figli di Moloch
che ride sornione ed avido d'esistenze
i suoi occhi elettrici vivono di loro,
si nutrono di vite insulse ed inodore
prive di note di libertà,
Moloch li annulla in un divano con tv schermo piatto
se ne impossessa vuole il loro fluido
massacra il primordio umano,
sono malati terminali ignari della loro fine,
indifferenti, incoscienti
di aver sacrificato l'unica cosa che realmente conta
la vita.
Moloch ride.
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