Come ogni domenica pomeriggio,
come tutti i pomeriggi di fine settimana
avevo appena parcheggiato l'auto.
Proprio li, al solito posto
vicino ai giardini di Nervesa.
D'un tratto, con le chiavi ancora
in mano vedo due occhi splenditi,
conosciuti, sorridenti che mi fissano stupiti.
Ed io, che piangevo da settimane,
come un bambino mi misi a piangere di nuovo.
Come era diverso questo dagli altri.
Era emozione, di quelle belle.
Era gioia nel vedere quello sguardo ingenuo che sorrideva.
Era dolore.
Si, anche dolore.
Rimasi immobile a guardala per qualche istante.
Immobile come per paura che un gesto,
una parola potesse rovinare l'attimo.
Come si guarda un passero che nel cercar briciole di pane
si appoggia sul davanzale della finestra.