A Maggio la finestra
piange, sono lacrime
di smeraldo e di cemento:
lacrime che lasciano
tracce di fiumi e
solchi di silenzi.
Lo guarda e si allontana
sempre più da quel
mondo che gli é estraneo,
che non può viverlo.
Può solo imitarlo in
un gioco di specchi,
può essergli solo d'ombra.
Ma piange, mentre il cielo
esilia le sue orfane stelle
in una terra di vetri;
é mancato pianto materno.
E io, in quell'oblio di
riflessi, vado alla
deriva da sola,
ritrovandomi sommersa da
un'apparente realtà di
immagini.