L'abbraccio delle acque
lambisce le solide mura.
La cima taglia la luna a metà,
gira su se stessa e illumina
la' dove il suo sguardo posa.
Non vuole saperne di dormire
non è stanco di scrutare,
di cercare chissà cosa
in mezzo a quelle onde.
Il mare questa sera mi pare premuroso
lo bacia, lo accarezza,
lo avvolge nella schiuma e nei raggi della luna,
si apposta sugli scogli
scivola dolcemente ai suoi piedi,
lascia un segno amorevole di se'.
La pietra però si asciuga presto...
l'amore evapora e a lui sembra non importare.
Conosce la vita, non vuole affezionarsi
sa'che una madre puo' diventare matrigna.
E così la distesa nera si ritira,
e di volta in volta ritorna sempre più forte.
Le carezze diventano schiaffi,
poi sferzate d'argento, poi impietose fauci
che si scagliano irate sul fango e l'argilla.
Poi di nuovo il silenzio...
E di nuovo i baci
di nuovo le carezze, di nuovo le onde
che divorano la luce lunare.
Non più bianche e speranzose
ora brillano d'opaca tristezza,
rassegnate, si sono accorte
di non aver scalfito la sua magnificenza,
nemmeno una ferita gli hanno impresso,
o un segno di battaglia.
Lui se ne sta lì, a fare la sua parte :
sminuisce il sogno dei romantici,
si prende gioco della notte
se ne frega dell'amore, della vita e della sorte.
Lui fa' il gioco del silenzio con la morte,
perchè sa' di aver già vinto.