per lungo tempo
lei,
perdutamente innamorata,
soffrì per lui
atroce tormento.
Teneramente
lo desiderava,
morder voleva
le sue labbra
con ardenti baci,
placare l'arsura
e la fame
tra le sue braccia,
perdersi con lui
in attimi di passione.
Egli,
sapendola invaghita,
pur compiacendosi
come il pavone a mostrar
la ruota,
con cuore crudele
di quel sentimento
gioco si fece,
facendole soffrire
di Tantalo il martirio.
Fin quando
offesa nel profondo,
lei riacquistò la ragione
e di lui nulla più
volle sapere.
Ma Eros, dispettoso Dio,
forse
per dar a lui giusta punizione,
(o forse, come il detto dice,
che chi disprezza
alfin poi compra)
scoccò la freccia
mettendogli la nostalgia di lei
nel petto.
Ora è lui
a vagar come un matto
sotto la sua finestra
che lei ben chiusa tiene,
è lui a struggersi d'amore.
Ma ella
non vuol sentir ragione,
grave fu l'offesa
e la delusione,
verso altri uomini
volge attenzione.