non so quanto
tempo passai
a mortificarmi,
dandomi della stupida
per averti amato
così tanto,
o quante volte
con certosina pazienza
sfregiai con la lametta
del disamore
il tuo ricordo
diabolicamente inciso
sulle pareti del mio cuore,
affinchè di esso
non restasse
traccia alcuna.
Eppur se di te
nulla più so,
nulla voglio sapere,
m'accade però
che in certe sere estive
camminando sulla collina,
di sedermi ancora
sul verde spiazzo,
nostra alcova d'allora,
fra i sospiri degli ulivi
e teneramente immaginarti
raccolto
fra le mie braccia
mentre appassionatamente
mi riempivi di te,
quando mi portavi
sempre più convintamente
a chiederti
di non andar via, di rimanere lì,
a brillare come una lucciola
tra le tue mani,
in quelle nostre notti d'amore.