Velo steso ed immacolato sulle palpebre serrate.
Mandante dei miei tormenti la prigione
che l'inverno ha costruito per noi.
Vesti fluttuanti allontanano gli sguardi del disappunto,
una rosa tra i capelli sboccerebbe due volte
se meritasse ancor di più il tocco delicato delle dita.
Mai immaginerò quest'arrivo nel vento di un estate che già detesto,
riversa e pigra tra graminacee brucianti sulla pelle,
raccoglierò i raggi caduti trascinandomeli
nell'avvento di un nuovo inverno.
Non potrai impedirmi di rimembrare
quel che fu per me felicità, dunque disferò i gomitoli
che conservo per scaldarti e ti aspetterò.
So che tornerai, che siano tutte le stagioni
ad attraversarmi la disperazione non importa,
mi basterà riavere quella sensazione
di pacata armonia per tornare in vita.
Finchè suderò nell'attesa del risveglio, avrò pena e rispetto di me
senza nascondere ad uno specchio, nemmeno il più difettoso riflesso.