altro non è
l'estate
se non la primavera
che dallo stato
adolescenziale,
virgineo,
matura sbocciando
in prorompente donna.
Smessi i vestiti
con delicate sfumature,
indossa ora abiti
dai colori decisi
che ben marcano
e risaltano i suoi
duri seni,
scoprendo le tornite gambe.
Persa la semplicità
del viso acqua e sapone,
di rosso ciliegio
la bocca dipinge,
d'azzurro cielo
le palpebre sfuma.
Più non s'accontenta
della tenerezza
nel tocco di zefiro,
nè del bacio sognato
di tenero amore
in abbaglio di lucciole
sotto il cielo stellato,
vuol dell'amor conoscer
l'ebbrezza:
stende
il suo corpo
alla carezza
dell'infuocato
sole,
al passionale, torrido vento
i sensi protende.
Di notte , complice
la luna,
vuol gustare
sensuali frutti d'amore,
bruciando così la terra
col suo ardore.