Ho spalancato il mugolio sotteso,
contagiandolo di follia,
di ignara e amara allegria,
di un consapevole sorriso.
Una malattia per sopravvivere,
per non cedere, pur tra i
tanti nomi della sorte.
Ridere di cosa?
Del normale oppure della norma,
fate voi, o cori stonati,
perché non conosco differenza
tra le varie morti della Volontà.
Io sono occupata a ridere.
Di quel niente che ci assorda,
di quella immobile e agghiacciante
angoscia, di quel silenzio spigoloso
e violento, dall'ombra schiva e
solitaria, dove una parola sola e
una sola idea possono partorire
menti pensanti e sterili.