Fruscii di gelsomini,
scossi dal vento, sfiorano
lievi la finestra del cielo.
Il loro profumo sale,
introduce la sera
fragrante di primavera.
Nell'ora quieta
e nella penombra rotta
da vaghe trine,
che adornano pareti
-come danzatrici
dalle sinuose movenze-
salgono nell'aria note
d'un vecchio valzer.
Ritrovo una smarrita memoria,
nel gioco dono al cuore
voglia inenarrabile
del primo amore.
Bello e impossibile.
Dolore mai sopito.
E nel sopraggiunto buio
il mio fantasma
scivola nel nulla.