Un passo più in là,
un metro oltre il confine;
Giocare con la monotonia
di quello che non avresti fatto,
sotto i piedi
lo sgretolarsi delle ragioni.
Pescare a piene mani
dal miserevole cesto degli istinti umani.
Ho rincorso le ombre
sui visi duri dei palazzi,
contato le sillabe
di una giornata di sole,
le cicatrici sulla pelle di un lattante,
i capelli su di una giacca
che non uso più.
Ho sognato tra la nebbia
e la vernice rossa
cola via dagli occhi.
Ti guardo,
ti aspetto.
Ti cerco sul fondo di una frase spezzata,
tra oggetti dimenticati
in un cinema di paese,
tra pagine ingiallite accanto al letto.
Dalla finestra aperta
sei volata via
come polline in primavera,
come polvere di questa notte
non ancora finita.