Mi odio per tutte le volte
in cui sono caduto
dalle balaustre
dei miei castelli in aria
mi odio perché
sempre mi sono perso
inseguendo
inottenibili chimere
un fiore sulla luna,
un bacio tra nemici in guerra
e persino l'amore
di chi nemmeno sa che esisto
non serbo rancore
per le ombre e le nubi nere
che tracciano i miei giorni
-né per chi ride di me-
mentre imploro un abbraccio
o invoco l'ascolto
d'un mio misero istante,
so bene che hanno il loro dolore
è me che odio
e quest'anima pellegrina
che scappa e ormai fa fatica,
che striscia codarda
nel mio io più profondo
e si nasconde
è me che odio,
quando soffro e non reagisco,
senza forza né coraggio,
quando resto
accovacciato nella mia trincea
-come adesso-
mentre
rigurgito lamenti
e vomito commiserazione.