a te che passi con le mani in tasca
spensierato lungo questo solco della vita
e che beatamente miri questo mio lapideo
leggendo quel che io t'ho scritto
ed hai ragione d'esser contento
e sorridi pure allegramente
di questa morte mia
poiché son qui a raccontarti
dell'arco mio che s'è compiuto
e delle mille frecce c'ha scoccato
dei colori vivi delle piume
e del mirato anelito obiettivo
fissato in punta con l'orgoglio
di dardi che son scoccati vispi
in mille differenti direzioni
alcuni infranti contro le rocce
altri andati persi nell'universo
e qualcuno s'è piantato saldo
nel legno morbido dell'amore
ed altri ancora hanno ferito il seno
come una daga che uccide il cuore
tutto questo, amico mio
ho elargito o ricambiato
e ricevuto in egual misura
per tutto il miele c'ho gustato
del conio di fece
ora m'è porta la stura
del veleno amaro e nero
che indietro m'è tornato
sono io
son l'eroe di mille errori
dello sbando il condottiero
e da erudito ti dico - eppure serio -
non fare il conto alla tua vita
che del vino ch'avrai bevuto
e del pane ch'avrai mangiato
al crepuscolo dell'abbuffata
quell'oste d'ebano arriva lesto
il conto a recarti assai funesto e
a sparecchiar la tavolata
ora prosegui e vai tranquillo
spensierato amico mio
io sto qui
t'aspetto per il digestivo