C'era la guerra e, dall'alto del ciel non venivan le grazie
ma cadevan le bom e portavano morte, ferite, e disgrazie.
Dalle città sotto tiro scappava la gente con pochi vestiti e pari vivande.
Nel nostro comune, tra gli altri, son giunte tre donne,
che non eran poi tante, una nonna con figlia e nipote e,
quella centrale era maestra insegnante.
Poiché la tragedia, portava a pensare aiuta se puoi,
e pertanto anche loro potevano stare, tranquille tra noi.
Il cibo presente era quel tesserato,
che spesso mancava, perché non giunto o rubato.
In uso vi era spigolar la granaglia,
abbandonata sul campo con la pula e la paglia.
Gli spigolatori erano nulla tenenti
e così qualche cosa schiacciavan coi denti.
Una mattina, fuor della porta, la nonna trova una gallina
che sembrava quasi morta, ma poi guarita dal suo malore,
era ben sveglia e con forte vigore.
La nonna sistemò la polastra, sul terrazzin della finestra,
dove poteva controllar, senza fatica, la salute, e la presenza.
la polastra non era grossa ma di sicuro neppur nana,
ma sfornava sei sette uova ben calducci a settimana.
La nonna arcicontenta per si tanta produzione, girava la gallina verso l'alto, spostava le pennucce dal sentier che usciva l'uovo,
lì, posava un bel bacetto, per dir grazie del presente e stimolare un altro nuovo.