A te, ragazza mia, che degli albori di tua vita
intendi appena gli spasmi,
non ti sovviene tuttora le pene tue,
e novelli ancor con i compagni,
lungo i giovanili tuoi anni
e non conosci traccia della grazia tua.
Tu non rechi oltraggio alcuno
e della speme non menzioni del tuo tempo.
Ancora abbellisci il corpo per i tuoi amori,
bramando gli avidi sguardi e le favelle,
inducendo le parti velate alla vista altrui.
Non simili agli anni tuoi son gli anni miei.
A siffatti pensieri il fato non arride,
addosso a me il tuo tempo mi sfiora,
ma gli anni miei sono troppi,
e questo della mia etade mi è cagione.
Non reca sollievo alcuno
questo noverar del seno tuo
che dell'affanno è cagion vita.
Cerco l'immagine della mia donna
e cerco di lei in ciò che si protrae e che ritorna.
Sovente il tempo andato mi affligge
ma dell'età non mieterà triste figura.
Non saranno le riprensioni morte e né alcuno,
di quando il desio prende e non lascia nulla,
e per non dolere, lungi che al vento ogni ora,
in una speranza coperta ognor m'indugio.