La lanugine scura cosparge il taglio purpureo.
Grosse labbra scaldano l'entrata
adombrata di desideri supremi.
Io entro e scopro nervature
che vibrano in mille sospiri sfrenati.
Lacrime di gioia mi bagnano il viso,
mentre qualcosa mi spinge fuori
e un tepore illimitato mi attira all'interno.
Buio. E l'ombra dell'amore riceve luce dalla mia presenza.
Ritrovo quei luoghi in cui il pensiero si perde,
e cerco la strada per entrare ancora
e ancora devo uscire,
mentre qualcosa mi spinge di nuovo dentro
e qualcosa mi spinge fuori
e, rasente la pareti, sento i muscoli che tremano.
Un torpore mi assale
e la viscosità ritorna e mi comprime
e la testa si gonfia e tutto sale
e qualcosa esce e l'interno si riempie
e la gioia sconfina e l'urlo dell'amore è grande
e sorvola le piante e la natura e il cielo e l'universo,
cogliendo l'attimo del mondo in un sospiro immenso.
Poi tutto si perde e resta solo la memoria dell'oggetto
e la presenza di quello che si sente
e il movimento che rallenta
e i nervi che si calmano
e il respiro che si unisce al calore della pelle.
Ora è tempo per gli sguardi d'incontrarsi
e constatare che il tempo è tornato,
che tutto è tornato e che nulla era andato via
se non le nostre sensazioni, che non erano scomparse,
ma si erano unite all'immensità dello spazio
e all'abbandono delle razionalità.
Amore mio, tu sai come si beve quest'amore.
Ascoltami, guardami dentro e guarda quelle cose che erano
e che potrebbero tornare.
Solo per un attimo.