impietrita
nel leggere
la tua epigrafe,
mio caro amico,
alla vita strappato
da un crudele destino.
Con le lacrime agli
occhi e un mesto sorriso
nel ripensare che, solo
qualche giorno fa,
gustammo insieme
un caffè al bar.
Il tuo repentino trapasso
all'umana stoltezza
m'ha fatto pensare.
Se comprendessimo
che caduca è la vita
e la morte, come l'ombra,
sempre accanto ci cammina,
che quell'ossuta pescatrice
siede sulla nostra riva
pronta ad adescarci
nella sua rete infinita,
noi che nulla siamo
se non argilla impastata
che alla polvere ritorna,
abbandoneremmo
la superbia che
onnipotenti ci rende.
Umili, riabbracceremo
l'amore
riscoprendo
così dimenticati valori,
rifuggiremo da ogni sorta
di male
dando giusto,
retto senso
alla nostra vita.