Del sol triste è la rugiada
di ieri il cor è primavera
che inutile volteggia per lo sbocciar di un fiore
e lieve brucia d'ardore.
Canta il mio pensier tra i gigli dei campi
sfiora le rose e l'inebriante brezza
gli occhi alza verso il sole all'ombra di un pesco
e dolce socchiude le palpebre rosate.
Fragore di vento non troppo lontano
oscure il colle un manto nero
cade al suolo un raggio di sole
traspare cristallo a goccia fine
Del cielo è il suon tempesta
e di vento parla la foglia scossa,
turba la quiete del canto primavera
e sovrasta la natura che ella crea
urla la nube, inquieta è l'onda,
abbatte lo scoglio, il lampo torna,
bufera avanza, la quercia scuote,
or si ferma... lieve piove.
Si calma il ciel della sua tristezza
rassegna il pensier che lo tormenta
Sorride la luna ai gigli dorati
che la notte culla dall'ombra velati.
Sa di ieri il cor in tempesta
che ancora volteggia in un canto leggero.
Cammina sola un'eterna brezza
canta il sol come carezza
Risuona nel vento una nuova armonia
che al suo risveglio troverà
Fantasia.