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Siamo stessi
Siamo stessi
in me
stesso
solo.
Tu hai declinato,
e sei andata,
lasciando
una tua sembianza
disossata,
diventata mia chiesa.
E vi entro
in punta di piedi,
da presenza lesa,
attenzionando nello stare,
perché Dio stesso,
ad ogni passo
potrebbe crollare.
È su me
l'ammiccare d'occhi
della tua effige,
in un rimando
di specchi,
e sei non una
ma mille volte
in me,
e tocchi,
mentre all'intorno
sdrai il tuo amore,
come una movenza
pulviscolare.
Fino al giungere
di un punto di rottura
in cui non tiene
la giuntura
allo squasso
di uno sbattere
di finestra.
E tra i due, ahimè!
solo tu svanisci,
perplessa.
A te arrivai inciampando
in una ragazza uggiosa di Milano,
che ad un invito
ritrae la mano,
con fare distaccato,
assuefatta ai riconoscimenti che dà
un abito firmato.
A te arrivai
cercando uno spacco,
un anfratto,
che mi facesse riuscire
e riscoprire
novità liete
comodità inusitate.
Ora siamo stessi
in me
stesso
solo.
Tu hai declinato.
Ma per me lo stesso
quando respiriamo
da lontano
siamo stesso
fiato.
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