In sommossa di sole
vorrei essere
il detenuto
e la redente
evasione
di un inchiostro
a vela d'azzurro
che salito
in commozione di bocca
dispiega
-sulle nudità della carta il suo navigato corpo in macchie di colore-
l'inspiegabile presenza dell'infinito così cara alla visione eterna del Tuo cuore
ma
cammino
sempre
dietro
ad un treno di piogge
dimenticando spesso nel baccano delle ore
l'euforia pagana di un tirso divino
senza
mai poter manifestare in un solida geometria d'Amore la Tua duplice natura d'etereo gabbiano
di un mare lacrimante nello spazio figure in tangenza d'ali
e di una spiaggia
dalle braccia briose di sabbia
accoglienti l'onda
nel calore embrionale del Tuo caldo corpo
poco vedo
aldilà della mia unilaterale ombra
scomparendo
fra le nubili braccia
di querce
disegnanti
prensili nubi
di
statici opossum
su venerei marsupiali papaveri dal cielo roccioso